Un Natale complicato, ancora.
Di rinunce e poca serenità in un mondo squassato da una prova sanitaria collettiva mai affrontata prima con questa consapevolezza.
In una umanità collegata con una coscienza collettiva e globale, la conoscenza diventa fardello pesante per dover decidere, noi, tutti, cosa fare delle nostre vite, prendendo decisioni difficili, pericolose, inderogabili.
Comportarsi da adulti in un momento nel quale forse vorremmo solo la serenità di quando da bambini affrontavamo le feste con la luce negli occhi, con la voglia di trascorrere del tempo con le persone care scambiandosi carezze, pensieri, gesti e oggetti per significare l’importanza degli altri.
Ecco, in questo delirio collettivo e in questa pandemia di rudezza dei rapporti sociali, fatevi un favore, per quanto sia possibile: tenetevi strette le persone, godetevi la loro compagnia, aiutatele se potete, soprattutto ascoltatele.
La nostra specie, il nostro essere umani è soprattutto questo, più che invenzioni o rivoluzioni.
È relazioni, è ricordi stratificati, soprattutto quelli che ci sembrano insignificanti.
È comunità.
Un Buon Natale a voi, da #santamoglie e marito (molto meno santo) alla famiglia allargata delle relazioni sociali mediate da questi strumenti, che collegano anime, ogni giorno per passione, divertimento, approfondimento, informazione e anche amarezza, violenza e irritazione.
Che sia un momento per capire quanto la vita sia preziosa e lo sia ancora di più quando la condividiamo con gli altri, senza giudicare prima ma ascoltando e stando vicini per quanto possibile, per crescere insieme.
Donate parole, donate tempo, donate presenza: il resto è solo coreografia.
Buon Natale, gente.